Juventus: ok il progetto, ma vincere è l’unica cosa che conta

In casa Juve c’è una strana statistica che spaventa i tifosi:  tutti gli allenatori nuovi che non sono riusciti a conquistare lo scudetto nel primo anno poi non lo hanno fatto più. L’ultimo fu Heriberto Herrera, preso nel 1964, che riuscì a vincere lo scudetto nel 1966. Una consuetudine che dura da quasi 60 anni, e che Motta dovrà provare a sradicare a partire dalla prossima stagione.

È evidente infatti che ormai per quest’anno lo scudetto sia bello che andato, e la sconfitta contro il Napoli di Antonio Conte ha confermato questa cruda realtà. A Motta nessuno ha chiesto di vincere subito, perché la società è consapevole della profonda rivoluzione tecnica che c’è stata in questa stagione, ma il quarto posto, che significa Champions, è da sempre l’obiettivo minimo della Juve, che raramente non è stato centrato, e quando è successo è spesso costato il posto agli allenatori. Anni fa successe a Gigi Maifredi, esonerato dopo essersi piazzato settimo. Addirittura Maurizio Sarri e Andrea Pirlo sono stati esonerati nonostante la vittoria di tre trofei, uno scudetto (Sarri) una Coppa Italia e a Supercoppa Italiana (Pirlo). Dalla Continassa il messaggio è chiaro: avanti con Thiago, a qualsiasi costo. Ma è evidente che dopo 22 giornate serpeggia parecchia delusione nell’ambiente. 

I numeri parlano purtroppo, e ci dicono che questa Juve è la peggiore degli ultimi 14 anni. Per trovare una Juventus con meno punti di oggi bisogna andare al 2010-11, con Delneri in panchina: una vittoria in più ma 5 sconfitte e molti meno pari, la squadra concluse il campionato al settimo posto,con l’allenatore ex Chievo che venne esonerato senza troppi ripensamenti.

Serve dunque un grosso cambiamento, perché questa è la Juventus, e alla Juventus vincere è l’unica cosa che conta.

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